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Padre e figlia – Claudio Rossi Marcelli

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Sono perplesso: secondo te è possibile che io consideri mia figlia di quattro anni una stronza inguaribile? –Mi vergogno a firmare

Se avesse quattordici anni ti direi che, non solo è possibile, ma è assolutamente normale. Perché lo sono quasi tutti i quattordicenni. Ma il fatto che abbia quattro anni ci lascia solo due spiegazioni possibili: la prima è che tu abbia una figlia molto precoce, che ha già imparato a utilizzare le tattiche di opportunismo, raggiro, menzogna e astuzia che di solito si mettono a punto durante l’adolescenza.

E questa non è necessariamente una cattiva notizia: superata questa fase, a quattordici anni tua figlia potrebbe già essere una ragazza con un rapporto pacifico e maturo con i genitori. Di quelle che, mentre le coetanee sono chiuse in camera ad ascoltare musica neopunk, si prende un caffè con te discutendo di Berlusconi e della crisi economica (perché ci sono buone probabilità che entrambe le cose siano ancora d’attualità tra dieci anni).

L’altra possibilità, invece, è che lo stronzo sia tu e non lei: per quanto rompiscatole e furbi, a quattro anni i bambini sono ancora delle creature deliziose, allegre, innocenti, affettuose. Ma tu la conosci meglio di me e, se sei proprio convinto che tua figlia sia un’inguaribile stronza, magari è davvero così. In quel caso, però, è molto probabile che la piccola abbia preso tutto dal padre.

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maistrack
4254 days ago
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Il niente in streaming

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Non era neanche arroganza: quella dei capogruppo grillini, ieri, era un’ignoranza che non gli faceva neppure comprendere la figuraccia che stavano facendo e infliggendo. Le due capre di Casaleggio, ieri mattina, ci annoiavano in streaming e ci confermavano che tutte le decisioni erano già prese altrove, dopodiché sfilava l’arroganza che appunto è ignoranza: «Noi non incontriamo le parti sociali, noi siamo le parti sociali» ha detto lei, Roberta Lombardi, la peggiore. Forse la frase più boriosa pronunciata in televisione da anni a questa parte. Loro non sono due qualsiasi, non sono due catapultati in Parlamento via Porcellum – come tutti gli altri – che Grillo ha selezionato via web in dieci minuti e che conoscono il Paese come tutti noi. Loro sono «il» Paese, sono «le» parti sociali, tutte, anzi, sono gli ormai impronunciabili «cittadini» che hanno occupato il palazzo d’inverno col vestito buono.

Sociali, in realtà, sono gli assistenti che occorrerebbe chiamare, così da spiegare alle due capre la differenza tra la politica e la sua sciagurata rappresentazione mediatica, la differenza tra una postura estetizzante e un’altra che, una volta in Parlamento, ha conseguenze vere nella vita reale, quella del Paese, quella della gente che attende risposte, mica solo lo spread e le Borse, altro che Ballarò e dintorni, altro che quella piazza catodica che a quanto pare ha costituito il laboratorio del populismo grillino. Ieri abbiamo confermato questo: che a Ballarò si ballava sul Titanic, che da Santoro si affilavano le armi, che da Vespa si occupava una terza camera senza accorgersi che sparivano le prime due. Ma, a ben pensarci, già lo sapevamo.

C’era da prendere il valium, ieri, nell’ascoltare la ragazzina che distribuiva patenti di credibilità dall’alto del suo non-essere, che delegittimava le persone in quanto partiti: è quanto di più ideologico possa essere espresso in questo secolo. Stava a dire che voi – partiti – non siete persone, non c’entra se siate capaci o incapaci, oneste o disoneste, voi siete un marchio a fuoco, siete una razza da estirpare e delegittimare benché democraticamente eletta. Il tutto lasciando scivolare il diktat di Casaleggio, peraltro grezzamente: ritrovare una centralità del Parlamento abolendo i governi, reinventarsi un assemblearismo spinto di chiave ottocentesca ma a propulsione elettronica, pretendere le commissioni parlamentari ma non un dicastero: Bersani e Letta, ieri, parlavano con questa gente. È da un mese che lo fanno, che ci provano, che non capiscono: un po’ capre anche loro, invero.

Il guru spirituale Grillo, intanto, spiegava che Bersani e Berlusconi (ecc.) sono dei «puttanieri» e questo dopo che l’assessore Franco Battiato aveva parlato di «troie in Parlamento». È arrivata la società civile. La capogruppo alla Camera Roberta Lombardi, intanto, veniva contestata dai deputati grillini che hanno addirittura chiesto le sue dimissioni. Il capogruppo al senato Vito Crimi, intanto, in serata diceva qualcosa che neppure si capiva, ma che veniva ripreso, estrapolato, riportato, sezionato, smentito, spiegato, integrato da migliaia di giornalisti di un Paese disperato. E oggi si ricomincia.

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maistrack
4255 days ago
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Scontro Grillo-Bersani "puttaniere" Lui replica: "Auguri salvatori della patria"

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(AGI) - Roma, 27 mar. - "Auguri ai salvatori della Patria". Cosi' Pier Luigi Bersani ha commentato il duro attacco di Beppe Grillo che, sul blog, ha messo il leader del Pd tra i "padri puttanieri" che hanno rovinato un paese che adesso tocchera' al Movimento 5 Stelle salvare.

GRILLO ALL'ATTACCO, "A CASA I PADRI PUTTANIERI"

Bersani, Monti e Berlusconi? Beppe Grillo li definisce "i Padri Puttanieri, quelli che hanno sulle spalle la piu' grande rapina ai danni delle giovani generazioni". "Questi padri - scrive il leader di M5S - che chiagnono e fottono sono i Bersani, i D'Alema, i Berlusconi, i Cicchitto, i Monti che ci prendono allegramente per il culo ogni giorno con i loro appelli quotidiani per la governabilita'".

No del Movimento 5 Stelle a Bersani

"Hanno governato - attacca Grillo ribadendo che la missione del Movimento deve essere quella di "mandarli a casa" - a turno per vent'anni, hanno curato i loro interessi, smembrato il tessuto industriale, tagliato lo Stato sociale, distrutto l'innovazione e la ricerca. Pdl e pdmenoelle sono vent'anni che ci prendono per il culo e non hanno ancora il pudore di togliersi in modo spontaneo dai coglioni dopo Penati, Tedesco, Dell'Utri, Cuffaro, Monte Paschi di Siena, dopo il Lodo Alfano, lo Scudo Fiscale e cento leggi abominio". (AGI) .


Vai sul sito di AGI.it
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maistrack
4256 days ago
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Per mettere i puntini sulle i.
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Caso marò: Michele Emiliano «Pressioni da parte di Monti, indaghi la Procura»

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Il sindaco di Bari attacca il premier e chiede indagini
Nel già complicato caso dei marò italiani in India, che ha causato le dimissioni del ministro degli Esteri, piomba anche la dichiarazione del sindaco di Bari, Michele Emiliano. L’esponente Pd – che in questi giorni è particolarmente attivo sia perché sponsorizza un governo dei 5 Stelle, sia perché si è trovato al centro delle polemiche per la sua partecipazione alla manifestazione dei sindaci No-Tav – ha raccontato ieri di aver ricevuto qualche giorno fa una telefonata dal premier Monti riguardo il caso dei due fucilieri italiani.

Questi i fatti: Emiliano, che da mesi segue la vicenda ed è stato vicino alle famiglie dei due militari, si era recato a casa di Salvatore Girone la sera del 21 marzo, quando il fuciliere venne convocato a Roma assieme a Massimiliano Latorre. In quell’occasione, in un incontro durato 5 ore, il governo li informò che sarebbero dovuti partire immediatamente per l’India. Emiliano invece era intenzionato a convincere Girone a opporsi:

La sera in cui aspettavo Salvatore Girone nella sua abitazione, quando si è saputo che ero lì e che probabilmente avrei interferito nella scelta di tornare, il presidente del Consiglio Mario Monti mi ha chiamato pregandomi di non interferire sulla volontà del sergente Girone. Non ho minimamente interferito perchè il presidente del Consiglio mi ha dato questo indirizzo e io l’ho rispettato.

Quando però Girone torna a casa, qualcosa nel suo atteggiamento è cambiato, secondo il racconto di Emiliano: il fuciliere è deciso a tornare in India e il sindaco vuole vederci chiaro:

Mi auguravo che, come il sindaco e i familiari non avrebbero interferito sulla volontà di Girone in una direzione, nessuno avesse fatto la stessa operazione al contrario. Perché, laddove fosse stata fatta questa operazione, si trattava di una attività secondo me suscettibile di una valutazione penale.

Da qui la decisione di coinvolgere la giustizia militare e civile:

Ho informato il procuratore militare De Palma del fatto che Salvatore Girone è partito per Roma con la ferma volontà di non ripartire per l’India ed è tornato invece, chissà per quale ragione, convinto di dovere partire ad ogni costo. Ci tengo che questa cosa sia accertata e la mia è una vera e propria denuncia, perchè se Salvatore ha deciso di sua spontanea volontà va tutto bene, ma se qualcuno avesse anche semplicemente prefigurato un danno per lui e/o per la sua famiglia o per la sua carriera per indurlo a partire, ci troveremmo di fronte a una situazione suscettibile di valutazione penale

Oltre che alla procura militare, Emiliano ha chiesto l’intervento di Amnesty International, perché non è convinto che i due marò potranno davvero essere immuni dalla pena di morte, e ha denunciato il fatto anche alla procura di Roma perché accerti “chi e con che mezzi ha convinto Girone e Latorre a tornare in India nonostante la situazione infernale che era stata creata a causa delle incertezze della nostra diplomazia e delle incertezze del nostro governo”.

Caso marò: Michele Emiliano «Pressioni da parte di Monti, indaghi la Procura» é stato pubblicato su Polisblog.it alle 10:48 di mercoledì 27 marzo 2013. Leggete le condizioni di utilizzo del feed.



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maistrack
4256 days ago
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Matassa sempre più ingarbugliata.
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Caso marò: vertici militari in rivolta, il ministro Terzi vicino alle dimissioni

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Il dietro front sul caso marò ha indispettito la Marina
Il ministro degli Esteri Giulio Terzi ha finora sempre allontanato l’ipotesi di dimissioni, ma il tentativo di far passare il ritorno in India dei due marò come di un successo nelle trattative con Nuova Delhi, invece che come una figuraccia senza precedenti per la diplomazia italiana, potrebbe rappresentare la parola fine sulla sua (non entusiasmante) permanenza alla Farnesina.

Dopo qualche giorno di comprensibile perplessità, a seguito repentino dietro-front del governo su Girone e Latorre, gli organi di rappresentanza militare Cocer Marina e Cocer interforze si sono fatti sentire:

Non possiamo immaginare lo stato d’animo dei nostri ragazzi e delle loro famiglie che nel giro di pochi giorni hanno visto assumere due decisioni profondamente contrapposte da parte del Governo, che pur ribadendo nei giorni scorsi le ragioni di diritto in base alle quali l’Italia aveva legittimamente deciso di non far rientrare i nostri fucilieri in India, oggi ne dispone il tempestivo rientro

esprimendo

sconcerto e disorientamento del personale della Marina di ogni grado e ruolo in merito alla tragica vicenda che ha coinvolto nuovamente il destino di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone

A seguire, anche i capi di Stato Maggiore di Esercito e Aeronautica hanno voluto dire la loro:

Ogni uomo e donna di Esercito e Aeronautica è vicino a Massimiliano e Salvatore

E oggi, fatto irrituale, il Capo di Stato maggiore della Marina, De Giorgi, è a Brindisi per incontrare gli ufficiali responsabili della sua forza armata, con cui parlerà del caso dei due marò, cercando di sopire il malumore.

Malumore che però, dai militari sta passando anche ai diplomatici, ed ha un bersaglio ben preciso: Giulio Terzi di Santagata. Il ministro degli Esteri è ritenuto il responsabile della figuraccia, iniziata l’anno scorso con la timidezza nel rivendicare i diritti dei marò con l’India, proseguita con l’annuncio della permanenza in Italia di Girone e Latorre nonostante gli accordi, e culminata con il rientro in India quando le autorità di New Delhi hanno minacciato l’arresto del nostro ambasciatore. Sul Corriere Maurizio Caprara parla di “Farnesina a pezzi”, e cita un diplomatico che dice:

Abbiamo ricevuto un danno alla nostra credibilità e ce lo porteremo sempre dietro. Un diplomatico che ha davanti a sé venti anni di carriera sa che i suoi interlocutori ricorderanno sempre quel precedente.

e il sottosegretario agli Esteri Marta Dassù avrebbe consigliato caldamente a Terzi di dimettersi. Un gesto che, a pochi giorni dalla formazione di un nuovo governo, avrebbe un forte significato simbolico. Certo Terzi non è l’unico colpevole, sul banco degli imputati ci sono anche il ministro della Difesa Di Paola e lo stesso Monti, ma è il responsabile della Farnesina quello ha gestito in prima persona la crisi nei suoi momenti chiave. E in settimana Terzi e Di Paola riferiranno in Parlamento, in quello che, a meno di dimissioni, si potrebbe trasformare in un vero e proprio processo.

Doto © Getty Images

Caso marò: vertici militari in rivolta, il ministro Terzi vicino alle dimissioni é stato pubblicato su Polisblog.it alle 12:49 di lunedì 25 marzo 2013. Leggete le condizioni di utilizzo del feed.



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maistrack
4257 days ago
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Bene.
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Caso marò, ministro indiano: "Nessuna garanzia su pena di morte"

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Sono tornati ieri

Nuovo colpo di scena nel caso dei due marò italiani, che ieri sono tornati in India. Il ministro della Giustizia, Ashwani Kumar, ha infatti smentito le parole del suo collega degli Esteri, Salman Khurshid: “Come può il potere esecutivo dare garanzie sulla sentenza di un tribunale? E’ anche un avvocato e sul perché abbia detto quelle cose, sta a lui rispondere”.

Insomma: nessuna garanzia che i due militari del nostro Paese evitino la pena di morte. E’ stata invece confermata la costituzione di un tribunale ad hoc per esaminare il caso di Girone e Latorre. Kumar ha parlato alla tv Ibn, ricordando che all’Italia non può essere stata data alcuna garanzia sulla sorte dei suoi connazionali, come detto invece dalla Farnesina nel momento in cui si è deciso di far tornare in India i due marò.

Il nuovo tribunale, sempre secondo Kumar, dovrebbe nascere già la prossima settimana, dopo l’approvazione da parte del presidente della Corte Suprema: “Il caso dei due militari italiani sarà dibattuto con una procedura accelerata”. L’organismo ad hoc dovrà decidere se la giurisdizione sul caso spetta all’India oppure se rientra nell’ambito nel diritto internazionale che prevede la competenza della giustizia italiana in base alla Convenzione Onu sul Diritto del Mare.

La pena di morte è la condanna massima prevista dall’ordinamento indiano in caso di omicidio. Latorre e Girone sono accusati di aver ucciso due pescatori indiani scambiandoli per pirati. Hanno ricevuto due licenze dalla Corte suprema di New Delhi per poter tornare in Italia (per Natale e per votare). Durante la seconda, l’Italia aveva detto che i militari non sarebbero ritornati in India. Poi, dopo serrate trattative, la decisione di rispedirli nel Paese asiatico.

Foto | © Getty Images

Caso marò, ministro indiano: "Nessuna garanzia su pena di morte" é stato pubblicato su Polisblog.it alle 11:35 di sabato 23 marzo 2013. Leggete le condizioni di utilizzo del feed.



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maistrack
4260 days ago
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E voilà!
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